Quante volte ti hanno fatto questa domanda? Cerchiamo di capire insieme se siamo pronti per affrontare una sfida e cosa fare per una pratica serena al di là delle gare.
Prima di tutto, la gara va considerata come uno strumento, ovvero qualcosa che possiamo usare per avere un beneficio.
Ogni gara ha un suo regolamento. Di conseguenza, in base a quanto stabilito da chi le organizza, si presuppone che tutti abbiano la preparazione tecnica per partecipare nella propria categoria d’appartenenza, che divide gli atleti per genere, nel rispetto delle differenze fisiche (tranne nel caso dei bambini molto piccoli che in alcuni casi sono equiparati), per età, per grado, per stile - nel caso del kata, per specialità e per peso - nel caso del Kumite, per distinguere i diversi tipi di corporatura.
Quindi, quando i tecnici di una società invitano gli atleti ad una gara, appare scontato che essi siano già “tecnicamente pronti”.
Oltre ad essere pronti tecnicamente, però, gli atleti hanno bisogno di essere pronti anche emotivamente ad affrontare una situazione che può metterli tanto in gioco, e può avere, quindi, un effetto positivo o negativo; in rari casi neutro.
Come si capisce se un atleta è pronto o meno per partecipare ad una gara? Facciamo un esempio di mini-interviste per capire meglio a che punto siamo nella preparazione emotiva.
Immaginiamo diversi atleti rispondere a questa domanda:
“Come ti senti all’idea che abbiamo una gara fra un mese?”
Risposta 1: “Che bello! Ci danno le medaglie?”
Commento: Ottimo, mi piace il tuo entusiasmo! Prima di andare a fare la gara, però, cerchiamo di capire meglio il concetto della vittoria.
Risposta 2: “Bene, mi è venuta voglia di allenarmi di più!”
Commento: Ottimo, allora sei pronto. Andiamo ad allenarci!
Risposta 3: “Alla grande! Sento finalmente quell’adrenalina che mi mancava da tanto!”
Bene! Ma cerchiamo di capire come mai l’adrenalina la provi solo per la gara…
Risposta 4: “La gara mi fa venire l’ansia, ma poi so che posso domarla e questo mi serve a crescere”.
Commento: Eccellente. Sei prontissimo, perché hai capito a cosa serve fare le gare.
Risposta 5: “L’idea di fare la gara mi fa stare male”.
Commento: Allora aspettiamo un po’, cerchiamo di capire che cosa ti fa stare male.
Risposta 6: “Ho voglia di fare la gara, ma ho paura di perdere e deludere gli altri”
Allora proviamo un po’ ad educare gli altri, a far capire loro che la gara la facciamo per noi stessi, perché ci serve a metterci in gioco, ad affrontare sfide e confronti, cosa che ci fa crescere e conoscere meglio, ma non vogliamo sentire il peso di vincere per forza.
Risposta 7: “Sì, se devo fare la gara la faccio, ma fondamentalmente a me interessa solo allenarmi ed imparare.”
Super! Hai trovato dentro di te la serenità, ma sei comunque pronto a metterti in gioco.
Conclusione: le sfide sono importanti per crescere, ma molto più importante è avere la serenità di praticare un’attività che ci somiglia, che ci aiuta a crescere e che ci accompagna nel nostro quotidiano, tante volte così frustrante.
L’allenamento contiene una magia equiparabile a poche altre cose.
Quante volte si entra nel Dojo con l'umore storto e si esce rilassati e sorridenti?
Succede perché la fatica, il sudore, l’impegno, attivano lo spirito, accendono i nostri sensi, e così la pratica ha questo potere, di portare la mente da un’altra parte, come fa un buon libro.
Ovviamente l’allenamento non è sempre magico, perché karate è forgiare il corpo, la mente, lo spirito, e questo non può essere comodo. Le risposte più ricche non arrivano mai subito dopo aver posto la domanda. Proprio durante quei momenti scomodi, succede che ci stiamo preparando a vivere. E quando “avremo la risposta", non arriverà da un'altra persona, ma da dentro, e allora sarà una risposta solida e ci servirà davvero.
Ma questo un karateka lo sa e lo capisce ben presto; molto più difficile è portarsi fuori dal Dojo questi frutti. Dunque.. la vera conclusione è che per quanto le gare possano essere utili e/o emozionanti, non dobbiamo mai permettere loro di rovinare la magia della pratica del nostro amato karate-do.
E non dobbiamo permetterlo neanche a nessun altra cosa o persona.
Nella foto, un allievo si prepara per il kumite, sotto lo sguardo della sua Sensei.
Foto di @Simona Panzini Photography
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